L’azzurro era la sua ossessione
come fosse l’azzurro il colore dell’anima,
del sentimento più profondo,
il colore della verità,
della consapevolezza.
Come se l’azzurro fosse per se stesso
l’immenso, la vastità, il silenzio.
Azzurro era per lei il colore della notte, del mattino,
del mare, del cielo, del vento,
della presenza che da sempre sentiva dentro.
Azzurro era insieme il vortice
e l’occhio del ciclone,
l’ingiuria ed il sacramento.
Non sapeva come spiegarlo
ma l’azzurro la ripagava di tutto,
nell’azzurro si acquietava tutto.
Azzurro era la ricompensa
dopo una lunga attesa,
la fine di ogni anelito,
la risoluzione di ogni nostalgia,
la cura di ogni malinconia.
O forse, nell’azzurro
la malinconia diveniva così vasta
da essere di nuovo gioia,
Il dolore così immenso
da assomigliare alla felicità,
la tristezza così sublime
da essere pura e confortante consapevolezza.
Nell’azzurro poteva abbandonarsi,
abbandonare tutti i suoi pensieri
ed essere,
infinitamente essere,
senza limiti
senza ristrettezze
senza meschinità.
Era un riconoscersi
come parte di un tutto,
imperscrutabile, comprensivo.
Azzurro era l’amore che sentiva,
vasto, immenso, libero, sacro.
Azzurro era il porto
al calar della sera.
E lei tornava a casa
nel suo abbraccio.
© Maria Letizia Del Zompo
Da “Passi. Verso di un incontro” (Nulla die 2017)
Informazioni sul libro → QUI
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