SPAGNA_Primo giorno a Cordoba

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SPAGNA_Primo giorno a Cordoba

Arrivo dopo cinque ore di viaggio, durante le quali tento di dormire senza riuscirci. In treno, di tanto in tanto guardo il paesaggio. Dalla mia posizione non si vede tantissimo. Velocemente richiudo gli occhi o mi metto a osservare il piccolo bambino riccioluto che girovaga nel corridoio, elargendo a tutti sorrisi e smorfie buffissime, con le quali sopperisce alla sua incapacità di parlare. Fuori il paesaggio sembra ridursi a un’interminabile pianura di color paglia, limitata all’orizzonte da colline, a volte montagne. Le faccette curiose del bambino mi sembra che meritino maggior attenzione.

In Hotel riposo qualche ora, poi decido di uscire. Sono nel centro storico di Cordova, vicino alla Mezquita, nel cuore del quartiere ebraico, la Juderia. Ho scelto così. Come al solito girovago a naso. Qui è un perfetto labirinto, ideale per perdersi. Amo perdermi. Le esperienze più belle in vacanza le ho fatte ritrovandomi per caso da qualche parte. Arrivo comunque alla Mezquita. Probabilmente è un centro gravitazionale.
A quest’ora si può accedere solo al grande “Patio”. Ovunque aranci. Non a caso si chiama Patio de los naranjos. Mi siedo un po’. Poi proseguo, trovo subito il ponte romano, lo attraverso. Dall’altro lato c’è una torre con un museo da visitare, ma non ne ho nessuna voglia. Torno indietro e proseguo lungo il fiume Guadalquivir.

Giungo a una costruzione in muratura medioevale. Almeno così mi sembra. Davanti c’é un giardino di palme, diverse panchine, qualche bambino intento a giocare. Il vento solleva la terra rossa, finissima. Non c’è prato, solo nuda e polverosa terra. Trovo l’entrata: si tratta dell’Alcazar de los Reyes Cristianos. Scoprirò che nelle guide turistiche viene indicato come un luogo assolutamente da visitare. Un tempo sede dei Reali, “ospitò” anche l’inquisizione. Per un attimo avverto un brivido. Quante “streghe” ed eretici avranno deciso di bruciare, qui? Non so bene neanche il perché, entro. La cassiera mi dice che ho circa quaranta minuti di tempo per visitare il tutto. Mi sembrano pochi. Compro comunque il biglietto. Mi consiglia di visitare per prima cosa la torre. Segui il suo consiglio. Ha ragione, da qui la vista è stupenda e mi accorgo che il complesso comprende un meraviglioso giardino con delle vasche centrali. So già che non guarderò l’interno. Scendo e vago tra il verde. Mi soffermo, fotografo. Trascorro del tempo semplicemente seduta su una panchina ad annusare la sera, a riempirmi dei suoi colori che si specchiano nell’acqua. In lontananza qualcuno suona. Musica medievale. Una bambina fa il giro delle vasche e la bionda sportiva spagnola, che nella torre mi aveva rivolto la parola pensando la capissi, passeggia lentamente insieme al suo ragazzo con il sorriso stampato sulle labbra.
Avverto un po’ di distanza da me stessa. Forse la stanchezza, penso. Ma la visita di questo edificio è stata una buonissima idea. La giornata si conclude con un ampio respiro dell’anima che sveglia il cuore dal suo torpore.

La notte riposerò come un angelo.  La Mezquita mi attende. Per lei indosserò il mio sorriso migliore.

Maria Letizia Del Zompo

 

 

 

By | 2019-06-04T18:47:38+00:00 giugno 4th, 2019|Appunti di viaggio, Racconti brevi|0 Comments